Fortezza: controllo dei lavori di restauro
Fortezza: controllo dei lavori di restauro, recupero e riorganizzazione funzionale dell’area interna
Articolo estratto da: Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana 8/2012, pp. 355-361 acquistabile in rete all’indirizzo: http://www.torrossa.com/resources/an/2906483?ref=http://www.insegnadelgiglio.it/prodotto/notiziario-toscana-8-2012/
Nell’ambito dei lavori di restauro, recupero e riorganizzazione della Fortezza Medicea di Arezzo promossi dall’Amministrazione comunale, a partire dal 18 giugno e fino al 18 ottobre 2012, nell’area interna al perimetro difensivo, è stato effettuato un costante controllo di tutte le opere di movimento terra, svuotamento di ambienti e camminamenti, interventi di scavo di qualsiasi tipo, con esecuzione, ove ritenuto necessario, di saggi esplorativi e verifiche in profondità, e redazione della necessaria documentazione con recupero dei reperti mobili.
La prima fase dei lavori ha interessato l’area compresa tra il bastione del Soccorso e l’area d’ingresso principale della Fortezza. La prima struttura muraria individuata, con andamento nord-est/sud-est parallelo agli ambienti posti tra il bastione del Soccorso e quello della Chiesa, è visibile per una lunghezza di circa 4 m e continua in sezione all’estremità nord coperto attualmente dalla pista necessaria al movimento dei mezzi meccanici e dal punto di scarico della terra di risulta. La faccia occidentale della struttura è apparsa rivestita da uno strato di cocciopesto, che in quella fase è stato ripulito solo in parte per impedire che la repentina asciugatura della superficie ne provocasse il distacco, posticipando gli approfondimenti ad una fase successiva dell’intervento.
Dalla zona provengono alcuni blocchi in arenaria erratici, con evidenti segni di lavorazione, che sono stati accantonati, risultato della fase di spoliazione e distruzione degli edifici presenti all’interno della struttura difensiva.
A circa 0,50 m dal limite meridionale dalla struttura menzionata, leggermente spostato verso est rispetto al filo orientale del muro, si è individuato, ma non scavato, un elemento sub-circolare, di circa 0,50 m di diametro, realizzato in calce. Attorno al manufatto, in direzione ovest, uno strato di materiali eterogenei, tra i quali si distingueva chiaramente la presenza di laterizi e tegole frammentarie.
Circa al centro della zona compresa tra i due bastioni, una seconda struttura muraria con andamento est-ovest, dello spessore di circa 0,70 m, si conserva in elevato per una lunghezza di circa 9 m e presenta due archi ampi circa 2,60 m realizzati in pietra e mattoni, che in epoca successiva sono stati tamponati con pietre legate a calce. Il muro è stato poi sopraelevato in epoca moderna con muratura a cemento (fig. 33).
Nella zona ovest del bastione del Soccorso, sono inoltre stati individuati due ambienti affiancati con soffitto voltato interamente realizzati in mattoni: a sud un muro, con direzione est-ovest, probabilmente in origine doveva chiudere i due ambienti, fungendo da sostegno delle volte. Il muro e parte delle due volte risultavano successivamente manomessi per la posa in opera di un manufatto di forma quadrata costruita in mattoni, che si impostava direttamente sulle due strutture sopracitate e che probabilmente aveva la funzione di raccogliere e convogliare le acque piovane entro le due cavità ormai cadute in disuso.
[F. G.]
Dal 18 luglio sono iniziati i movimenti terra per il raggiungimento delle quote previste dal progetto esecutivo nella porzione sud-ovest della Fortezza, nei pressi del bastione della Spina, a ridosso della principale evidenza monumentale rinvenuta: i resti di un bastione lobato parzialmente collassato, probabilmente da attribuire alla prima fase edilizia medicea degli inizi del XVI secolo, ovvero alla costruzione della Fortezza di Antonio da Sangallo il Vecchio iniziata nel 1503 e danneggiata dalle rivolte degli aretini intorno al 1530 (Andanti 1989; cfr. anche Guidoni 1996) (fig. 34).
Le attività di scavo hanno portato in vista una struttura in pietra e laterizi di circa 0,80 m di spessore con andamento nord-sud, lunga circa 17 m, che s’interrompe nei pressi del bastione del Belvedere, attribuibile alla Fortezza dell’inizio del XVI secolo, sulla quale sembra siano impostati, esternamente, dei pilastri per arconi di scarico assimilabili a quelli ancora oggi visibili nel tratto di muro che congiunge il bastione del Soccorso con il bastione della Diacciaia. In prossimità dello stesso bastione, a metà circa della scarpata che separa l’ellisse centrale dal camminamento lungo le mura, sono emersi due lati di una struttura, probabilmente quadrangolare, caratterizzati dalla presenza di due archi che ne occupano tutta la lunghezza: un intervento di restauro in cemento in uno degli angoli fa ritenere che la struttura fosse ancora visibile agli inizi del ’900. Va segnalato come la pianta di Odoardo Warren del 1749 riporti in questa zona la presenza di una struttura quadrangolare definita “magazzino della polvere”.
L’asportazione di circa 4 m di interro per raggiungere la quota di progetto nel tratto compreso tra il bastione Belvedere e il bastione della Chiesa, non ha portato in luce nuove strutture, ma lungo il muro di raccordo tra i due bastioni sono state messe in evidenza tre aperture: due ingressi posti a circa 15 m di distanza tra loro danno accesso ad un camminamento interno alle mura che prosegue verso il bastione del Belvedere e termina in un ambiente quadrangolare su cui si apre una finestra di forma rettangolare.
Lo sbancamento è proseguito nella zona prospiciente il bastione della Chiesa; in questa zona, in cui sono stati asportati circa 4,50 m di interro, sono state identificate due strutture murarie che circoscrivono una sorta di area chiusa antistante l’ingresso del bastione: la prima, con andamento est-ovest realizzata in tecnica mista con pietre (anche di riutilizzo) e laterizi legati da malta, ha uno spessore di circa 0,70 m e si conserva per una lunghezza di 19,60 m; la seconda, perpendicolare alla prima, realizzata in pietra (con vari elementi di riutilizzo), conserva soltanto il paramento interno, ed ha uno spessore di circa 1 m e una lunghezza di 6,90 m.
Tra il bastione del Soccorso e il bastione della Diacciaia, immediatamente a nord del primo, era ben visibile un tratto di muro probabilmente appartenente alla fortificazione di inizio XVI secolo, realizzato in laterizi e conservato per 13 m, che presenta un andamento diverso rispetto all’attuale perimetrale della Fortezza, convergendo verso il bastione del Soccorso: con l’abbassamento della quota di oltre 2 m, è stato possibile verificare che il muro era già stato in parte demolito probabilmente con la costruzione della Fortezza medicea e sfruttato per una funzione diversa rispetto a quella originale (fig. 35).
Le attività di scavo si sono quindi spostate nella zona nord, lungo il tratto di mura compreso tra il bastione della Spina e il bastione della Diacciaia, nell’area che all’incirca corrisponde con l’ingresso principale della Fortezza; la rimozione di circa 1,50 m di interro ha consentito di mettere in luce almeno tre diverse strutture: alcuni interventi edilizi postmedievali, cui è da riferire anche l’edificio abitativo ancora lì esistente, che la cartografia storica ci indica come riferibili al corpo di guardia e degli alloggi per i soldati; due strutture in pietra, la prima con andamento nord-sud (la cui funzione non è al momento comprensibile e non è identificabile in nessuna delle cartografie disponibili), la seconda invece formava un angolo che sembrava essere attribuibile alla punta di un bastione. Un ulteriore approfondimento (una trincea profonda circa 3 m lungo i perimetrali) ha rivelato l’andamento a scarpa della muratura e il paramento realizzato con pietre squadrate regolari, che prosegue ancora in profondità.
In corrispondenza del bastione della Diacciaia, al limite della scarpata del camminamento inferiore, è stato messo in luce il perimetro di una struttura quadrangolare (circa 5×5 m di lato con uno spessore di circa 0,45 m) visibile in elevato per circa 0,70 m: sia nella la pianta Warren del 1749 che in quella realizzata da Luigi Giachi alla fine del XVIII secolo, una struttura di forma quadrangolare presente in questa zona viene indicata come “magazzino delle polveri”.
Il materiale ceramico recuperato durante le attività di assistenza al movimento terra conferma quanto già noto riguardo all’arco cronologico di frequentazione di quest’area della città, con un abbondante quantitativo di materiale che va, senza soluzione di continuità, dal V secolo a.C. fino agli inizi del XX secolo. Ai reperti ceramici rinvenuti si aggiungono frammenti di elementi lapidei e architettonici di epoca medievale e postmedievale, recuperati in giacitura secondaria.
Si sono poi effettuati saggi e trincee esplorative preliminari ai lavori di realizzazione dell’edificio dei camerini in progetto che prevedeva lo sbancamento di un’ampia area di forma semicircolare (circa 350 m2 di estensione, il cui lato rettilineo coincide con un lato della cisterna realizzata nel 1968 misurante 40×40 m di lato e 8 m di altezza), localizzata a sud dell’ellisse centrale della fortezza, unica zona che si riteneva non compromessa dalla realizzazione della cisterna stessa e perciò oggetto di verifica del potenziale stratigrafico.
Lungo il lato ovest del semicerchio, a una distanza di circa 3 m dal lato della cisterna, un primo saggio (12×2 m) ha consentito di documentare come gli strati di riporto avessero uno spessore molto più ampio di quanto ipotizzato, e come tutta la sedimentazione avesse subito profonde asportazioni fino a quote comprese tra -2,22 m a sud e -2,74 m a nord rispetto al piano di calpestio attuale, probabilmente da riferire alle attività di costruzione della cisterna, ma anche ad epoche precedenti.
Altri due saggi (4×2 m) con i lati lunghi orientati est-ovest, sono stati effettuati nella parte sud del semicerchio e al centro dell’area semicircolare, a circa 10 m dal perimetrale della cisterna.
Il primo ha documentato due strati di accumulo (US 101 spesso circa 0,60-0,75 m e US 102, circa 0,45-0,50 m ) prima di intercettare uno strato argilloso-sabbioso piuttosto compatto spesso circa 0,15-0,20 m (US 103) databile al tardo Medioevo (fig. 36).
Si è verificato che tutti gli strati documentati presentano un andamento degradante da nord-ovest verso est determinato dall’andamento del banco roccioso a contatto del quale sono conservate le uniche evidenze ancora in situ: una canalizzazione scavata nella roccia (US 7) con spallette realizzate con pietre sbozzate (probabilmente una fogna con andamento est-ovest) nel cui riempimento è stato recuperato materiale tardo medievale; un lacerto di pavimentazione in laterizi disposti a spina di pesce (US 6) che potrebbero essere riferite a un orizzonte cronologico piuttosto ampio compreso tra il XIV e il XVI secolo (fig. 37); un taglio di forma quadrangolare, probabilmente una buca per palo, localizzato nell’angolo sud-ovest del saggio, caratterizzato da pareti convergenti verso il fondo piano, il cui riempimento ha restituito materiale databile al XII-XIII secolo; nella porzione nord-est del saggio, un taglio di forma regolare a ‘L’ con pareti perpendicolari e profondità variabile tra 0,14 e 0,20 m, con riempimento costituito da sedimento a matrice argilloso-sabbiosa frammisto a pietre di piccole dimensioni e pietrisco, caratterizzato dalla presenza di numerosi frustuli di carbone, frammenti di laterizi e coppi databile alla fine del XV inizi XVI secolo; nella zona sud-est, in prossimità dell’angolo del saggio, un taglio di forma irregolare con pareti convergenti verso il fondo che presenta una profondità variabile tra 0,11 e 0,20 m, contenente reperti ceramici che rimandano a un ampio arco cronologico che va dal XIV al XVIII secolo; una buca di forma sub-circolare che misura circa 0,50×0,45 m ed è profonda circa 0,12-0,14 m, che conservava un riempimento con materiali non datanti.
Il secondo saggio conferma la presenza dei due grandi strati di riempimento (US 201 e US 202 = a US 101 e US 102) che interessano la stratigrafia per circa 1,20 m, la cui asportazione ha consentito di identificare a una quota di -2,75 m dal piano di calpestio attuale dell’ellisse una canaletta per il deflusso delle acque in pietra coperta da lastre di pietra serena (US 205) con andamento est-ovest, che s’imposta su un taglio realizzato sul banco roccioso a una quota di -3,01 m, e che sfrutta per il deflusso delle acque il naturale andamento della roccia che degrada verso est, contenente materiali tardo medievali (XV secolo) (fig. 38).
A diretto contatto con la roccia è stato identificato uno strato a matrice argilloso-sabbiosa (US 203) piuttosto omogeneo che potrebbe rappresentare la traccia dell’ultima frequentazione inalterata dalle asportazioni che hanno caratterizzato l’intera zona. Il materiale ceramico rinvenuto rimanda a un orizzonte cronologico basso medievale con una discreta percentuale di materiale residuale di epoche precedenti.
[H. S.]
Silvia Vilucchi*, Francesca Guidelli**, Hermann Salvadori**
* Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
** Collaboratore esterno della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Bibliografia
ANDANTI A. 1989, Approfondimento sulle mura e sulla Fortezza di Arezzo, in AMAP XLIX, 1987 [1989], pp. 43-86.
GUIDONI G. 1996, Arezzo. La Fortezza, in Un quinquennio di attività della Soprintendenza Archeologica per la Toscana nel territorio aretino (1990-1995), Supplemento agli Atti dell’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze di Arezzo, Arezzo, pp. 15-17.
Nota:
Direzione scientifica di Silvia Vilucchi, controllo dei lavori di Roberto Carnesciali; assistenza archeologica e redazione della documentazione di Francesca Guidelli (18 giugno-17 luglio 2013) ed Hermann Salvadori (dal 18 luglio 2012). Direzione dei lavori e progettista architetto Maurizio De Vita; esecuzione dei lavori ditta M.B.F. Edilizia S.p.a. di Arezzo. Il controllo dei lavori e le indagini archeologiche sono state effettuate grazie alla disponibilità e al contributo dell’Amministrazione comunale.